Le vostre Poesie
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Compagni poeti
ai fratelli
in un giorno di torre con campana
in ora dolorosa di papaveri
in un minuto di terminante basta.
Dobbiamo dare battaglia.
per ogni bomba cento versi rigorosi
per ogni sparo una colomba.

(Gabriel Impaglione - Argentina)

Gabriel Impaglione



Convoco i poeti con chitarra


Compagni poeti
ai fratelli
in un giorno di torre con campana
in ora dolorosa di papaveri
in un minuto di terminante basta.
Dobbiamo dare battaglia.
per ogni bomba cento versi rigorosi
per ogni sparo una colomba.
Non possiamo essere indifferenti all' ossario,
non si può
già non si può più
morire di spalle.
Chiamo i giornalisti con onore,
compagni giornalisti,
ai fratelli
all'urgente Assemblea Universale dell'Etica.
Dobbiamo recuperare la parola,
esercitare la verità a tutto o niente,
rompere il muro di applausi alla barbarie.
La feroce perversione del silenzio.
Per ogni asticella di osso bruciato
per ogni vomito di piombo sopra il libano
sei nomi di genocidi in prima pagina
attestando le immagini dell'inferno.
Che cada loro il disprezzo dei suoi figli
la condanna dei popoli, l'angoscia
brutale delle vittime morsicando la coscienza.
Oh fratelli
non potremo guardarci negli occhi
né parlare di poesia e di domani
né lanciare al volo sogni di un grande pane giallo
per tutti
non potremo cantare bandiere e domeniche
amore giustizia
verità...
non potremo.
non potremo pronunciare voci così semplici.
Non potremo.
Già si sa tutta quella gente che va per i saloni
con la parola libertà nel bavero.
Stanno rompendo il mondo, compagni.
Lo accoltellano giorno per giorno.
Questi sette fanatici di grandi tasche
stanno dividendo il mondo a pezzi.
E allora adesso e qui
noi
niente?





Domando: dove stanno i bambini?


Ho visto le stesse bombe che scheggiarono Bagdad
come un'antica magnifica ceramica
cadere col suo boato di rossa scia
sopra Beirut.
E' verità che la paura si spessa
fino a fare corazza della pelle ardita?
Quanta morte, andrés, amico mio,
significa Israele partita dalla rabbia?
Si può misurare la gravità della paura,
la profondità del sangue?
Come si dice Basta perché si capisca?
Quanti morti senza morte nei rifugi
dove anche impilano dimenticanze!
E' verità che in Beirut le strade
conducono solo ad una grande tomba aperta?
Dove stanno i bambini?
Sono sopravvissute le ragazze che risplendono
dietro degl' immensi occhi neri?
Va di cadavere in cadavere la poesia
che aprì le finestre del Libano
a paesaggi di impalcature e di passeri?
Dove stanno i bambini?
Dove!
Dove stanno i bambini!
Generali, mercanti di armi, trafficanti
di bandiere, seguaci dell'impero:
dove stanno i bambini!
Se è verità che le ferite
piangono gocce di risposte rotte, l'aria
è spada che distrugge la mano che la impugna.
Perché Joumana i boia
quando tutto chiedeva il canto?
Dove stanno i bambini!
Assieme alle ossa dei loro padri nei carceri
e i centri di tortura?
Sotto la pioggia di piombo- tempesta?
Nelle rive delle città assediate dall'odio?
Le stesse bombe che una volta e l'altra
si ripetono imbecilli, ciecamente imbecilli
sopra piazze, mercati, aule e cucine,
sopra i bambini del Libano e Palestina,
sopra tutte le coscienze
anche cadono ora sopra la mia casa.








Amore & veleno


Cera sul viso da bambolina
piedi scalzi
inseguendo pensieri nella notte nera.

Teste rasate
piogge d'Ottobre sui berretti neri
occhi aperti come fari
e inferni da inghiottire,
nelle ore senza fine.
x giuramento
x onor
x amore.

Ma il cielo mente
sul sole nero delle nostre voglie
seguo i tuoi passi lontani
le tue mani
fiutare sangue nemico
come cani randagi
fino a quando?
Quando sarà finita, quando?

Lasciarsi il cuore sul primo dipinto in bianco e nero
e promesse da mantenere
Amore e Veleno...





Le eredità di un amore finito


Pensieri avvolti in gelide barriere

lottano per sopravvivere,

lacrime su volti pietrificati dalle fredde notti

tracciano torrenti che sfoceranno presto in fiume.


Hanno lasciato maschere appese al chiodo

e anime ancorate al muro

ad abbellire i loro inossidabili silenzi.





Il fiore del male


La tigre lotta dentro di me

invisibile il morso del serpente in occhio pigro

tremo

mentre il veleno scorre le mie vene senza freno

temo la sua presenza adesso

ha messo radici dentro di me

la viola del pensiero.





Controluce


Profumava di rosa bianca il davanzale
l'erotico sole rosso danzava sulla finestra socchiusa
giocava col mare
sprizzava di vita il mondo
fuori...

e piovevano pensieri neri dall'umido soffitto
sullo scrostato intonaco
si disegnava una crepa
riempiva lacune di lacrime mute
sul pavimento.

Lei stava seduta lì, di spalle...





Fremiti di farfalla in fiore appena reciso


Caldo tepore in lento battito d'ali

Piccoli fremiti di farfalla ancora dischiusa in volo

Richiuse pose in fiore reciso.





Spettri


Li osservo

danzano sui muri i miei fragili profili

al suono di una goccia s'infrangono, si disperdono...


Riemergono

in laghi di lacrime le mie anime nere.





Caino


Se avessi voluto/potuto fermare la sua mano...
cosa potevi dire a Caino?
Qualcosa, qualsiasi cosa
ma eravate la stessa cosa
e da fratello a fratello
gli hai teso la mano
invece.
"ci dev'essere di più di quello che si vede a volte
nel cuore di un uomo"
la mia rosa sanguina...

dicono volteggi nel limbo divino
senza pace
senza luce
e-d-i-o
non credo più a nessuno!
ho il mio inferno anch'io
amico mio

ma forse un dì ci ritroveremo
tra le pieghe di questo cielo
forse tra le ombre fitte del mistero mi racconterai
di quell'amaro pomeriggio
e di come hai odiato
e amato...
fino a scegliere Caino.





Giuda


Ho ancora il ritratto di Giuda

davanti agli occhi...

i suoi occhi azzurri

piantati nel cuore

in prossimità del bacio.





Lei che non era lei ma era la statua di lei


Da lontano la città di mare splendeva di luci.
Mare blu notte a smorzare l'aria gelida.

Potrebbe sentire le onde infrangere sugli scogli
se volesse.

La statua stava seduta sulla sedia,
davanti alla finestra.
Mani di marmo,
aveva.
Dagli occhi pioveva
ricordi,
echi di parole lontane nel cuore
di vetro.
Ombre sottili nel muro
dissolvevano
la sua sottile forma

dentro,
moriva la musica.

Potrebbe sentire le onde infrangere gli scogli della sua anima
se volesse
se potesse
se...

Si spegne l'ultima luce, nella notte...
la statua dorme...





la mia sete di vivere


Il calice di vino rosso tra le mani
mi ricordava che avevo una vita da vivere, da qualche parte
e sangue che non scorreva piu' nelle mie vene.

E piango la mia morte prematura
mentre sorrido all'ebbrezza che mi presta
per questa sera.

Sdraiata sul letto mi illudo di dormire sonni tranquilli per una notte
e vago nei miei prati fioriti di sole spine
roghi di rose mai coltivate

e poi mi vieni in mente tu
e perdona per le rose che non ti ho portato mai

che ho troppi cimiteri nel mio cuore

papa'...








Bastante mesto


Bastante mesto fue quel dì
Ne de' Pamphili 'l giardino:
Un cor che di dolersi non finì,
Uno pianto su lo prato fino.

Uno volto che fievole svanì
Mirando giuocar un gattino;
M' ancor sì la lacrima fu lì
Avanzando ne lo suo destino.

Sì cupo ma privo di coraggio
Per guardar la morte avante;
Ch' essa per me è un raggio

Ch' i' veggio ad ogne istante.
Forse per quel che non aggio
In questo corpo mal prestante.





Amor che me sei fellone


Amor che me sei fellone
Et contro me sì pugnace,
Che sei maestro e timone
Di quel che più me piace:

Mai bono in alcun' azione
Ma sempre laido e sagace,
Amico d' ogne vil tenzone
Che nomina te, o mendace!

Tu ch' ella non mi donasti
E dolermi fu tua volontà!
Sempre sognar mi lasciasti

Sanza sorseggiare ilarità;
E de lo dolor meo ti beasti,
Dolor che 'l tuo viso avrà.





Malinconia


L'aere è calda et afosa,
Lo cielo cupo e mesto;
Malinconia sì maestosa
Che va a baciarmi lesto.

Una lacrima or se posa
Ove sì tutto è funesto,
Ov'è privo d'una rosa,
Ove giammai vi fu testo.

Lo sole del foco privato
Ch' illumina or li avelli;
Ei che non m' ha baciato,

Ei che mi serra i cancelli.
Da un pianto i' son nato
E li sorrisi mi son fardelli.





Tristezza


Niun menestrello, niune feste,
Lo mare taciturno come morto,
Lo sole buio, laido qual peste,
Non v' è frutto ne lo meo orto.

Volano le nivee colombe leste
Adagiandosi a' piè de 'l porto;
Le nubi s' abbracciano infeste,
Dio le su' braccia non ha sporto.

Un omo solo avante una vetrina
Guarda con mestizia 'l suo viso,
Su lo ponte in bici una bambina
Dona ad un mendico il suo riso.

Un Eurialo dentro una cantina
Geme lo distacco da 'l suo Niso,
Una dama candida, dolce e fina
Si duole per lo core suo ucciso.

Lo poeta al fin con la sua penna
Dolce e fievole 'l foglio carezza:
L' oculo greve, la man tentenna,

'l cor suo terso in una vita grezza.
Niun gatto su le rive de la Senna,
Molti lai su le rive de la tristezza.





A Marzia


La tua maglia rosa
Che mi colpì tosto
Rivive armoniosa
Ne 'l desio ascosto.

Lo core sì non osa
Dire ch' è esposto,
E per te è in prosa
In ogne evo e posto:

Palpita agonizzante
Ad ogne tu' cammino,
E' d' amor danzante

Che l' alma inchino.
Sempr' a me avante
Sie co' lo riso fino.





Vivere


Sì quel che t' appresti a fare
Seppure bono est invano!
Per tutto ciò che puoi dare
Riceverai calci nel deretano.

Esta la vita! certo che affare:
Uno puote esser gaio et sano
Ma poi t' avranno a mangiare
Li vermi ne lo ultimo divano.

Non me ne cale de lo morire,
Ed è sì esta la mia certanza!
Lo viver non regala lo gioire

Ed i' ho perduto la baldanza!
Tutto posseggo per lo patire
E silente fuggo con creanza .





Morte bona et iusta


Morte bona et iusta
Ti dono 'l mio petto
Ove l' alma vetusta
Desia lo tuo affetto.

Da esta vita angusta
Or pigliami diretto,
Ch' io non la gusta
Più con gaio diletto.

Son ivi a ti aspettare
Con l' alma sì pronta:
Vien, or non titubare,
Toglimi quest' onta!!
Son pronto a ti amare
E la vita or t' affronta!





Non mi spauri


Or sì Tu non mi spauri,

A 'l lume fatti audace!

Da or sarai i mei futuri,

Sarai tu a donarmi pace.

Sorridi a nobis morituri

Che semper sei procace!

Or sì vieni a mi pigliare

E Caronte a traghettare.





La saggezza del defunto


Addosso a me lo sudario
Che più non puoto levar.
La roccia serrata, solitario
Col buio vado a giuocar.

Le piaghe et lo calvario
Sì più non ho da penar;
Ma ora solo è primario
Lo silentio e lo meditar:

Mirra ed aloè spalmate
Su quel che viv'ero un dì,
E le vili monete adagiate
Su chi il viver assai patì.

L'amorte membra lavate
E l'aroma che su me morì;
Le donne d'un'arte armate,
Arte ch'in vita non servì.

Mai com'ora ben voluto
Ch'han guardi su me tutti;
Certo doveo esser moruto

Pe'aver de l'amor li frutti?
In esta vita 'l ben è taciuto
E rido a trovarlo ne li lutti.





Solitudine


Non ho più compagnia

D' un albero nel Sahara,

Di un poeta in birreria,

D' un ch' è in una bara.

Solo come una poesia

Dal vivere resa amara,

Come un povero gatto,

Com' un sano detto matto.







Il polso della notte


Amo il calore del mondo
che disseta le radici del vento

Il soffio della luna
La fuga di pernice
Amo il balsamo dei giorni non scritti
la tua carezza che si fa cornice

Amo travestirmi da buffone
se sopra quella corda c'è il tuo viso
se vuoi mi vesto pure da pagliaccio
in cambio chiedo solo il tuo sorriso

Se vuoi ti tasto il polso della notte
ti lascio il portachiavi appeso al mare
che d'esser uomo non mi sento stanco

non sai cosa m'invento per Amare.





L'enigma


Solerte andai di piedi in punta
a cercar di te nei miei silenzi
con l'odio ormai disperso nei tessuti
in filo ragna stoffa dei pensieri

Gomitolo imbrigliato tempo tende
a rimbastire il fil della ragione
sciolgo l'enigma dentro un altro abbraccio
all'anima lo scelgo io il padrone

D'allora vago in giro senza meta
vibrando del mio senso più comune
nel sacro fuoco vivo della notte
che al limitar dell'alba si fa passione.





In apnea


La notte ha sempre un occhio di riguardo
sulle finestre aperte dentro al tempo
seduta sulla scala dei ricordi
stappando desideri beve sogni

La notte non conosce la ragione
filtrando tra i pensieri e l'illusione
fruscio di pergamena tra le dita
accende le sue luci e la tua vita

La notte segna il sale di marea
danzando tra due lingue in apnea
è movimento lento e accellerato
che corpo dentro corpo va fermato.





Le stelle mi diranno


Stanotte è passata una stella
inverno in agosto
gela
poi scalda

era seguita da una scia
di farfalle colorate
respiravano con il cuore
il soffio dei suoi pensieri

Sotto lo sguardo di mille rumorosi occhi
aggiunse il suo silenzio
a quello del mare
lo baciò
e s'immerse nella spuma dell'onda
diventando per sempre
un tuffo al cuore.





Dedicato


Orme del tempo sul tuo viso
Tracce indelebili
Vita

Un tuffo nei tuoi occhi
ritrovo la tua anima
eterno sorriso bambino
memoria di un tempo che è stato amore

Siamo cresciuti così
in silenzio
ascoltando quello che le parole non dicono

abbracciami.





Silente Gioco


Silente gioco
su quello che non passa
su quello che non basta
e a te non basta mai

sei tu quella sentenza
che fugge l'ironia
come la tua follia
ch'io ridere so già

Sei bolla di sapone
dentro ai miei pensieri
perché se penso a ieri
ti ho sconfitto ormai
dentro quegli occhi scuri
in gesta di parole
sibilo di pensieri
sfuggirmi non saprai

Non dirmi cacciatore
ma guarda l'uomo nudo
che ha già ripreso fiato
e adesso volerà
come una canzone
musica senza parole
ascolto solo il cuore
e silente gioco sarà.





InControTempo


Rosaspina
è la notte che non dorme
è un brivido sbracciato
dentro al tango delle maree

Rosaspina
è il tempo abbottonato
una tazza al cioccolato
forse l'ultima moschea

Rosaspina
non coltiva per diletto
non ti guarda nell'aspetto
e prende l'ultimo metrò

dentro agli occhi
ha il samba della fantasia
forse l'ultima magia
per la quale morirò

Rosaspina
non ha sogni nel cassetto
che non abbiano le ali
per tremare insieme a te

è il sorriso incastonato
della tasca appesa al cielo
gocce di frutta nel cuore
voglia di andare via...





In Fa bemolle


Irradia il tuo pensiero
il mio cuscino
sinuoso lampo
in perla d'oltremare
sorseggia verso l'anima nel canto
in Fa bemolle
tempo d'ululare

Carezza sogno pallido
la luna
di quattro travi in croce
il mio mestiere
che andar di passo
non ne spezzo il ritmo
perciò
resto seduto ad osservare

Che notte
questa notte senza stelle
su ago di bilancia accovacciata
che senza Amore
non si pesa il senso
di questa vita falsa
come Giuda.





L'Aquilone


L'ho visto appeso al sogno
appeso all'ideale
l'ho visto volteggiare
il giorno del mio funerale
appeso ad un perché
sulla bocca di un sordo
l'ho visto appeso al ramo
il giorno del non ritorno

L'ho visto appeso al mondo
appeso all'illusione
appeso alla speranza
alla disperazione
appeso dentro un grido
e fuori dagli schemi
appeso all'utopia
che è dentro quei pensieri

Aquilone appeso al Cielo

rumore di silenzi
frastuono di orgasmo che non è più Amore
una maschera per ogni smorfia di dolore
ma spezzare quel filo si può.





Specchio


Senti il respiro
che diventa battito
quando il miraggio
s'affaccia all'orizzonte
ma non ho più parole
da soffiarti tra i capelli
né onde di sogno
per cullarti la notte

sorrisi di pane
sbriciolati in gocce di sale
e del tempo che passa
la noia che resta

non chiedere le mie rose
se quel che resta poi
son le tue spine
e non desiderarmi
come fossi un uomo solo
perché sono solo un uomo
questa perfetta imperfezione

Narciso
occhi di fiamma lacrima e sorriso...








Poesia in un campo di sterminio


Irrompono attimi fugaci
Lacerando questo nostro cuore di stoffa.

Celati misteri,
Invecchiato il corpo da me sfiorato:
E il pensiero, ancora con te.
Labbra si schiudono dolcemente:
Ombra della tristezza si allontana lentamente da noi.

E gli occhi teneramente socchiusi
Restano impassibili alla felicità di questi giorni trascorsi:
Ancora conservo il tuo nome segretamente nel cuore.

Cera d'api colava dalla luminosa candela che
Ora, debolmente,
Si spegne:
Intravedo il tuo volto lontano, forse solo illusione.

Soltanto il tuo profumo si sente
Tra i petali di rosa bianca sparsi in questa stanza.
E soffia senza vigore il giovane bambino su quella candela:
Lascia volar via un desiderio
Liberamente si alza in cielo.
Alza lo sguardo il fanciullo meravigliato e felice:
Tristezza e dolore dall'alto lo salutano
Oggi, per il suo compleanno.

Coperta la foto dei ricordi passati
O mai vissuti: forse in qualche sogno.
Solo la polvere è rimasta da allora, accumulandosi
Ininterrottamente col passare del tempo.

Loro ricordano quando ti conobbi per la prima volta
Uscendo da scuola tra le risate di allegri ragazzi:
Maggio era il mese adatto
Il fiore più bello tra i tuoi capelli.
Non osavo parlarti.
Ombra della tristezza si avvicinava a me:
Soltanto con uno sguardo divenni tuo complice.
Ombretto sui tuoi occhi non occorreva:giochi di luci ed ombre già nei nostri
[cuori.   

Chiamavamo amicizia quello che gli altri chiamano amore.
Ha il cielo le sue stelle luminose
E io...avevo solo te.

Giugno 1943 ti portò via da me.
Un soffio di vento per una debole foglia fragile sull'albero:
Attesa per un destino spesso avverso per noi.
Ricordo due soldati
Dinanzi a me
Armati di fucile
Nella mano destra:
Dove ti portano con la forza? Mi domandavo.
Ora la risposta è in Tv, ne parlano i
Libri, i giornali,
O gli stessi sopravvissuti.

Celati misteri
Indiscutibilmente vissuti.

Sofferenza è con noi
In luoghi lontani.

Così abbandonai la mia giovinezza:
Ha lasciato solo un numero sul braccio.
Intanto sono solo un vecchio abbandonato
Esule dal passato,
Dalla crudeltà della stessa violenza.
E tu riposi, distesa su un letto di fiori,
Vestita dell'aria estiva, sulla nuda terra:
Accanto a te, una poesia d'amore.

I versi mai scritti di un anziano poeta
Strisciano, bagnati dal dolore, sulle piccole pietre:
Tra malinconia e tristezza si perdono i miei pensieri.
Ibisco è la tua bellezza,
Nascosta timidamente in queste pagine.
Ti ricordo
In questi
Velati momenti,
Attimi fuggenti:
Moto nel cuore e nella mente.
E
Nell'oscurità della notte,
Tra i sogni di un bambino
E le speranze di una vecchia signora,scendono le mie lacrime.

E' tua mancanza, la mia poesia.

Miraggio nel deserto:
Acqua per l'assetato.
In gola: un nodo.

Promesse in queste parole:
Omaggerò te.
Sentono gli uomini
Solitudine in vita.
I miei occhi piangono:
Banalmente sussurro il tuo nome
Invano
Lasciando che sia il soffio del vento
E il tempo a portarti via.

Certezza è che non vorrei:
Hai la tua anima nel mio corpo
E i tuoi occhi vedono con i miei.

Sotto Auschwitz l'amicizia divenne amore:
Ora è ricordo vivo in me e nei versi.
Trovino riposo i capricci dell'uomo
Trovino riposo le loro corbellerie
O siano gli stessi uomini a riposarsi.

Un dì, io e te
Nello stesso mare potremo nuotare.

Siamo pesci nella stessa acqua,
I frutti dello stesso albero,
Mani di colore diverso: il nostro destino però intrecciato.
I versi d'amore di due giovani poeti,
Liberi come uccelli nel cielo:
E le nostre preghiere, le stesse.

Celati misteri, Invecchiato il corpo da me sfiorato:
E il pensiero, ancora con te.
Labbra si schiudono dolcemente:
Ombra della tristezza si allontana lentamente da noi.

Veste leggero l'amore levigato dal tempo,
Il ricordo mai scalfito,
Velato solamente con un po' di zucchero.
Angelo dall'alto che protegge la mia solitudine
Negli anni che passano
Ormai senza te al mio fianco.

Uomini!
Ora non ho nulla da raccontare:
Mostrare a voi la sofferenza di un poeta disperato
In versi che ricordano un passato vissuto
Nel sogno lontano che ogni sera mi affligge.
Io l'ho già fatto!

Così solo l'amore è mia speranza
O voglia di ricordare
La prigionia della giovinezza
Lasciata andare con il passare del tempo
E con la bellezza
Ringrinzita
In decadenza con gli anni.
Così solo l'amore è speranza mai
Invecchiata.

Eterno amore riposerà al tuo fianco.

Cento volte griderò il mio amore
Al mondo intero
Pellegrino per fede
Ringiovanito con la tua morte
In un campo di concentramento.
Così vuole Lui.
Così vollero gli altri.
Io riposo adesso
Ove alcuno(nessuno) potrà marchiarmi di nuovo.
Stanco di piangere accenderò una candela
In questa stanza vuota: qualche petalo bianco di rosa e un bidone di benzina.





Speranza nella lacrima di un uomo morente


Va con loro
la speranza riposta
in una breve poesia
lontana dagli occhi
lontana dal cuore.

È il silenzio dell'attesa,
è lontano ricordo.

Triste destino dell'uomo morente
che si stringe ad un lacrima:
lentamente, scivola.





Il était l'esclave de ses désirs (Era schiavo dei suoi desideri)


Spirato dolcemente
in un ultimo respiro
il verso amato
del poeta che l'ha scritto
con l'inchiostro della sua penna
acquistata in un negozio
della sua cara città,
quella che lui osava chiamare,
nelle sue poesie:
patrie des poètes!
sotto un ponte,
nell'oscurità della notte,
cercava di catturare qualche stella,
sogno e desiderio lontano:
in quei bianchi fogli,
ingialliti dal tempo,
trasportava le sue rughe
(impossibile- dice qualcuno).
Quel suo passato odiato
eppure riposa lì,
tra un verso e l'altro,
tra qualche ricordo racchiuso in una cometa,
in mezzo alle rughe su quei fogli bianchi
come i suoi capelli, ormai.
E mentre socchiude gli occhi,
per abbandonarsi a quel meritato riposo,
si vede cadere una lacrima:
gli bagna le labbra.
Lentamente scivola.
Bagna le mie, allacciate teneramente alle sue.
E sussurra quella piccola gocciolina di speranza:
liberté.

Era l'anziano signore
che a Parigi
chiamavano: l´esclave de ses désirs.





Ti amo bocciolo di rosa


Tremore nelle parole
che si chiudono
dolcemente
in un bocciolo di rosa.
Leggere si aprono,
sbocciano sentimenti nascosti
teneramente racchiusi
in mille spine:
pungono il cuore di noi amanti
lasciando cadere qualche goccia di sangue,
qualche lacrima innocua.
Mentre, i nostri segreti sono gli stessi che deve serbare
il prete al quale li confessammo.

E' bocciolo di rosa il "ti amo" mattutino,
pronunciato ancor prima che i tuoi occhi possano schiudersi,
ancor prima che possano abbandonare
i sogni fantastici di una realtà troppo vicina a noi:
quella che, sul nostro letto,
si distende per poi riposare al nostro fianco.





Primaverile è il sapore presente nell'aria


Primaverile è il sapore presente nell'aria:
e il sole e qualche nube e lo stesso tiepido venticello
rendono, simile alle altre, anche questa giornata.

I fiori del giardino vengono raccolti:
la donna è sempre più bocciolo di rosa.

Parole si bagnano di fresca rugiada:
raggi di sole riflettono la sua bellezza
ocracee sabbie lasciano riposare i miei pensieri
fra i versi di una poesia solitaria nella realtà.

Brunisce la sera i sogni,
avvolti dall'aria notturna e
rilegati come pagine di un libro di speranza;
bianchi i fogli aspettano quietamente
arrivare l'inchiostro della penna del
galante sognatore che, pazzo,
abbandonando la ragione, di te s'innamorò.
la notte e il buio ora fanno da sfondo a quel nostro sentimento e
le stelle sono solo piccoli frammenti di speranza:
ora,quel leggero venticello sta spegnendo anche l'ultima candela.
Non più luce, in questa stanza.





Ballano le parole dolci dell'innamorato


Ballano le parole dolci dell'innamorato
dentro il cuore di un cespuglio
spinoso; l'amore non chiama a sé
l'innocenza fanciulla,
persa col tempo, cavallo galoppante,
pegaso nei miei sogni.
Sinuosi pensieri,
strisciano sulla nuda terra senza nome,
vestita di solo verde prato nero,
tappeto di passione,
guanto per le mani macchiate di sangue
per una poesia che grida,
con la voce di un diciassettenne:
amore in pista...tra nuvole di sogni e voglia di essere.





Nel nero di seppia dei tuoi capelli


Nel nero di seppia dei tuoi capelli
si perde l'odore del mare frusciante,
mentre il vento, lentamente, si muove
tra passione e dolcezza.
Ti accarezzo debolmente il volto,
deturpato dai morti anni,
tempesta passata del tempo futuro.
Aleggiano leggere nell'aria mattutinale
note dell'amore, nostro compagno notturno,
tenero amante di sogni vicini che,
sotto le lenzuola,
solletica i nostri pensieri...

si alza il bambino: ha sete di affetto;
si copre il corpo fanciullo con il nero di seppia;
ritrova calore nelle labbra sottili,
due piccoli spaghetti avvolti nell'aroma solare
che vive le nostre vacanze,
disteso sul letto marino del presente,
sciogliendosi nell'acqua...





Il poeta senza una gamba


Saltella sulle note strampalate
cadendo e rialzandosi a fatica
l'uomo amputato della sua stessa vita:
gioca a nascondino con l'amarezza della realtà,
senza più una gamba rincorre i sogni lontani,
distesi lungo la spiaggia,
dove si fermavano i passi innamorati di due giovani,
amanti felici sul bagnasciuga,
tra le onde e la sabbia,
in un raggio di sole o in una timida luna oscurata
dalle lacrime nascoste in qualche soffice nuvola,
portatrice di malinconia e tristezza,
mentre i passi nostalgici segnano pesantemente il tempo,
ormai celato in una piccola ruga sul volto.
Non ricorda più il suo nome,
non ricorda la sua storia,il poeta senza una gamba
mentre rincorre a fatica il futuro,
aggrappandosi ad un presente senza amore.





Osservavano indiscreti, gli alberi


Osservavano indiscreti, gli alberi,
la donna svestita di Rimbaud
e scolpivano col pensiero
sulla loro corteccia
sinuose curve.
Non si perdevano lì, però, i miei versi,
mentre disteso all'ombra,
frescura di un locus arcadicus
(ritrovato in un Virgilio dimenticato in qualche libro),
catturavo l'attimo di quel giorno.
Bastava solo un tuo bacio,
attimo tanto fugace,
per rendermi
uomo vivo e poeta:
unica emozione viva ancora dentro me
che potesse schiudere le mie labbra
per far tornare le parole ad un pazzo innamorato paroliere.





Estate


Estate viva nel ricordo,
reso fiamma di una candela,
accesa nell'intimo del cuore.

Afose emozioni,
mimetizzate tra i granelli di sabbia,
oscuravano il passato gioioso,
ritmo incalzante un tempo,
eterna canzone celtica.

A colpirmi erano i capelli del sole, gli stessi tuoi:
pensieri si immergevano nel corpo infinito del mare,
paure,naufragate nel mentre,sparivano nella sua immensità,
ammainavano le vele dell'amore,
salpando per isole sperdute,
sogni secolari di poeti romantici:
il riflesso del giorno,
oggi notte in brevi sogni fuggenti,
nascondeva parole mai dette, sussurrate
al vento, brezza estiva
nella mia anima, mentre
tumultuose cavallette saltellavano
e rincorrevano una prossima fine: in un sentimento o nella stessa vita di una
[persona.   

Erano fuochi d'artificio, bandiere in fiamme per un amore promesso al futuro
[ignaro.   

Terra di mezzo, il sorriso dell'innamorato,
un falso timido celare tra
misteriose verità,
ugualmente distribuite nel tormentato timore di perdere
la fiducia dell'amata amante,
trovata racchiusa dentro
una lacrima infelice,o forse in un bacio rubato,
strappato con la dolcezza,
onesta nostra violenza.

Marchiato il cuore con un tatuaggio,
anche la libertà di volere, volò lontano.

Lentamente ritroverò me stesso
e il tempo mi aiuterà a dimenticarti
nel labirinto di versi che ingannano
troppe volte il mio cuore;
al mio ultimo dormire non ti avrò al mio fianco,
morta amata speranza: il tuo respiro non sarà il mio
e il vivere tornerà ad essere,
nuovamente, un lungo attendere nel
terreno privato di un luogo a noi caro e oscuro, ormai libero:
estate in fine.

Sdraiato sul letto del mare, aspettavo che il
vento soffiasse via quest'ultimo terzo mese,
àncora gettata in acqua,
nostro caro triste amore,
immortalato nella foto ricordo
vicino al libro di poesie,
amico della mia insonnia, distesa sulla sdraio.

(il vento scompigliava i miei capelli
mentre componevo gli ultimi versi,
con quelle poche parole d'amore rimaste:
nel riflesso della luna sul mare notturno,
si vedevano due persone teneramente chiuse
in un ultimo abbraccio estivo).

Allora, era scoppiata un'estate appassionante e tumultuosa.

Le giornate, torride e lunghissime, divampavano come bandiere in fiamme;

notti di luna brevi e afose erano seguite da lunghe e afose notti di pioggia;

rapide come sogni e traboccanti d'immagini svanivano febbrili quelle
settimane
sfavillanti.

IL NOSTRO AMORE ERA SABBIA SUL CORPO BAGNATO: IL TEMPO ACQUA DI
[MARE.   
LENTAMENTE SCIVOLAVANO I GRANELLI D'ORO,
LENTAMENTE IL PRESENTE DIMENTICAVA QUEL NOSTRO SENTIMENTO
[PASSATO.   
COSI', VERSO IL FINIRE DELL'ULTIMA ESTATE,
RIMANEVA SOLO UNA POESIA SUL BAGNASCIUGA,
CANCELLATA DAL TRISTE E CALDO SOFFIO DEL VENTO
E DA UNA PICCOLA ONDA CHE LA SOMMERSE COME I MIEI SORRISI.
FORSE NON ERA VERO AMORE (E NEANCHE ESTATE).








Come un bambino


Mi sono addormentato

come un bambino


avevo lei nel cuore

e tanta pace.





Al porto


Era sola

quel giorno al porto


sola

come l'anima mia.





L'alba


L'alba s'è spogliata

del vestito rosa

nuda ora m'appare

di grazia alle labbra

e brezze.





Lo scarpone


Un passo dopo l'altro
con fatica
s'innalza lo scarpone
alla montagna

sentieri nuovi
traccia all'orizzonte
con l'anima gioiosa
e il cuore in gola

quando alla vetta
lo sguardo guarda i cieli
il cuore si dilata
ed io rimembro.





Roberto è il nome


Era il tempo

del sole
quando ragazzo
m'innamorai di lei

lei di noi

noi del mare
e della vita

quanta strada
con lei nel sole

ed io con lei di sole

quanto amore

e quanta strada
quante vele nel mare

orizzonti

Roberto è il nome
di nostro figlio
nel cuore.








Le ali del cielo


Ho visto i bambini ridere di gioia
quando Dio distribuiva giocattoli per strada.
Ho dato spazio alla luna in una notte
che gli uccellini cantavano a primavera.
Sono rimasta in attesa del Signore a mani giunte,
trattenendo a stento una poesia in gola.
Mi sono accoccolata davanti al mare
che rumoreggiava come una tigre ferita.
Ho aperto il cuore alle bellezze del Creato:
nuvole,
vento,
temporali.
Un rosario di margherite appena schiuso.
Ho raccolto fra le mani il dolore del Mondo.
Gli occhi sgranati degli Africani,
il silenzio doloroso di chi aspetta invano una carezza,
la misericordia di Madre Teresa di Calcutta,
la stessa sete d'acqua mai saziata per davvero...

Lungo le strade tinteggiate di Eternità
ho condotto il mio corpo e la vita intera.
Cercando Pace e Amore per il tempo che rimane
ancora mi alzo in volo... costeggiando le ali del Cielo!





Gli ulivi del dolore


Non c'è pace al risveglio dell'anima
dove le albe hanno nutrito i tramonti.
Rigagnoli d'acqua cantano filastrocche.

La solitudine sorridendo ai primi fiori
è la musa che ispira amore e passioni.
Nulla tranne il ricordo. L'affiorare del pensiero.
L'urlo della vita contiene emozioni
e sacrilegi da riempirsi le tasche
come l'ebreo al mercato nero di paese.

Sono stata venduta sulla riva del mare.
Portavo nel cuore le bombe di Nassirya.
La paura di essere concimata
senza che la luna offrisse riparo. Fortuna...
Rassegnazione tra gli ulivi intristiti dal dolore.
Dietro i balconi le storie raccontano la loro fantasia.
Eppure ancor mi duole
di non avere mani per accarezzare un bambino:
sguardi assennati di follia.
Di restare in silenzio all'affanno del tempo
che sbrana certezze e coriandoli di noia.
Assorta come scheletro ingombrante.

Adagio fischia il vento mentre il cielo
respirandoci accanto di tutto par che parli
con voce stridula e incurante.








A perdifiato - la vita, ovvero


Avverto il timore
di una luna precaria.
O dell'inconcepibile abbandono
dell'idea, di un destino
(di te?)
per questo, come nel gioco dei bimbi,
vado soffiando sotto la piuma correndo.
Che mai tocchi terra!





Cerco sulla spiaggia - nei vetrini levigati


Cerco sulla spiaggia - nei vetrini levigati
o, se mi chino, nel balzo energico
dell'anima di un onda ribattuta - il riflesso
prima che si destini tutta al mare: la luce,
indifferente come se nulla al mondo
accada. Muoia.
E intanto che m'affanno,
scava e finalmente becca il suo lombrico,
saggio più di me,
il pivière.





Disorientamento


Cercano le dita - antenne povere - con tatto
il contatto. Ma le distanze sono improponibili
e l'immagine immaginata: non si presta
- c'è così poca aria chiusa in una lacrima
che presto dovrò pensarti ancora per un respiro -
dunque mi ostìno con la mano a rovistare:
mobili, ante, cassetti; fogli. Figli.
Che mi si dia il ricordo di un profumo almeno!
- c'è così poca aria chiusa in una lacrima
e presto dovrò pensarti per un respiro ancora -.





E' come limar le unghie con pazienza


E' come un limar le unghie con pazienza
tutti i giorni fino alla perfezione
perché giammai si lasci un graffio
- quasi un'opera pia, segreta, solo
a futura memoria - e questo intendo
quando a chiunque dico:
assai più libero il cane fermo al guinzaglio
lento stretto alla base della luminaria
per un chilo di pane o un caffè ristretto
di una testa vuota in coda al passo lesto
della lunghissima inconsapevole processionaria.





Equilibrismi


Con il viso che avevi allora,
sulla caffettiera del mattino
o, se giro gli occhi intorno,
sulla mattonella obliqua
cui s'aggrappa la presina,
fingi di starmi accanto.
O fingo io di crederlo ancora, mia diletta.
Ma, mentre mescolo lo zucchero al caffè,
non mi sembri più distante di questo insetto
che, irriverente, azzarda sul bordo l'equilibrio
meno di quanto, destandomi ancora,
io rischi ogni mattina il mio.





Nella nonnina - che, seduta sull'ultimo gradino


Nella nonnina - che, seduta sull'ultimo gradino
spalle alla porta, capa sul grembiale la cicoria
e chiama agli occhi la gioventù, passata
come la bimbetta sul selciato che
svelta va correndo appresso a un aquilone -
distraggo l'animo irrequieto e vedo il senso
d'andare di trivella fino all'essenza.
Così che pure d'uno sguardo passeggero
possa aver dono del ricordo sull'ultimo gradino,
mentre dell'unico radicchio andrò cercando il cuore.
Un po' felice andando.





Passato il limitare


In questa luce brillante che tenta di rallegrare
mentre risalgo dalla notte, fedele più d'un'amante,
che mi si è concessa - sagra d'assenze -
non ho bisogno di scorgere dietro l'uscio
il solito giardino, solo più fiorito, oppure
di guardare oltre il cancello: la strada che conosco
o ancora oltre, dove la pineta tra resine e rugiade
splende - dallo scaffale prendo un libro
che mi rinfranca e mi tormenta insieme -
oggi sarebbe festa ma il giorno ha tutto
di immutato, di stantìo, e oltre il mare -
piango - svanirà un amore o seccherà un virgulto
ed io lontano testimone di un delitto
nell'impietosa luce che si spande
pregherò Iddio che doni il mio giardino
e la pineta a chi del tatto s'accontenta.
Ché io vivo laggiù, passato il limitare.





Di quei sonni solo un poco addormentati


Di quei sonni solo un poco addormentati
prigioniero
che m'imprestano ai voli lunghi delle gru
alle verità dei ritorni ai pensieri
senza lacci e specchi
mi credi
e invece sfuggo negli attimi
alle freddissime catene
che serra suonando e dure muove il tempo
menestrello irrequieto e sordo di lasciarmi
stare
e stare sulla sponda dell'amabile mio rivo
ingenuo che inevitabile affluente
scende allo Stige.





Come nuotare sul dorso


Vieni, dunque, e dimmi dell'innocenza,
perduta con le scarpette della bambolina
o la pallina dura del calciobalilla
in un gioco che non sapevi ancora!
giungere le mani portandole alla bocca
strozzando un grido. Dimmi del dolore
dopo il salto, sopra quel fiume dalle sponde
così diverse anche nel cielo, anche nel cielo.
Sereno. E cupo, con un taglio netto. Deciso!
Vieni, facciamo insieme castelli di sabbia
anche in quest'ora che sembra del vespro,
come nuotare sul dorso





Pensammo bene che non fosse punto opportuno


Pensammo bene che non fosse punto opportuno
approfondire il caso e lasciammo a lungo
in sospeso la discussione: se fosse per noi
il cuoricino di madreperla tra la ghiaia
trovato dalle mie dita e le tue toccandosi
inavvertitamente. Come dire che ci bruciò lo sguardo
e uscimmo intimoriti da tanto scomoda contiguità.
Eppure, come vedi, segna quella strada l'ago
e a noi non resta che vestirci per l'occasione.








A Pablo Neruda


Como la sangre de la espuma era
la savia vertical, la fuerza
hecha de mares y océanos,
libre como los pájaros, volátil.
La lengua amasó sus palabras,
encontró el sonido escondido
y rompió la voz en sus labios.
Sacó su fuerza del vacío
poblando dientes y garganta
de guirnaldas encendidas
y llenó su pulmón de fuego
con el torrente de sus versos.
Neruda se vistió de sílabas
y en la latitud del idioma
con seda transparente sembró el germen,
mientras la primavera iba brotando
otra vez desde el fondo de los tiempos:
los ríos arteriales, la hiedra,
verde escalinata por dónde
trepan las agonías del aire,
el trueno, cántaro sonoro
que se derrama en la tormenta,
la lluvia, talismán húmedo
que arde en el sueño de las nubes.
Como latidos planetarios
retumbaron los blancos ecos
de sus palabras palpitantes.
Sus campanadas manantiales
removían el involuntario
crepúsculo de las libertades.
Y la metáfora profunda,
verso a verso, latido y sangre,
en su perfume descifrado
forjaba como en un espejo
el dulce reflejo de su alma.
Era un verso hondo como un grito,
un aullido era su voz llena
de los resplandores marinos.
Una bandera, la bandera
de la espuma era su sangre,
el capitán de las palabras
era en la rosa de los vientos.
Neruda, su nombre ondeará
siempre en el mástil de los tiempos
como una linterna fecunda.





Manifiesto monosíngamo


Yo,
el único e indivisible
general de mi cuerpo,
el belcebú exótico de tu alma,
el sátrapa que derrite
tu piel de diosa derrochada
entre sus dedos,
presento la dimisión,
una dimisión irrevocable,
para no cumplir la condena
que me desterraba del mundo.

Me proclamo libre,
completamente libre,
desde hoy hasta el final de mis días
y por los siglos de lo siglos, amén.

Me declaro ciudadano
de hecho y de derecho
del país monosíngamo,
capitán de la binipimer
y dueño y señor
de la tos del lavavajillas.

Me nombro a mí mismo
consul honorario del huevo frito,
embajador de la ensalada con cebolla,
ministro plenipotenciario del arroz a la cubana.

Esta es mi gran revolución,
legalité, igualité, fraternité,
mientras tú seguirás pariendo
a tus hijos con el dolor de mil entrañas abiertas,
atrapada en veredas de pañales turbios
y cazuelas de garbanzos secos
al calor de un fogón inútil.





Miré en tus ojos


Miré en tus ojos
y había mar abierto,
olas desbocadas, sueños,
vértigo desnucado.

Me fijé en tus manos,
llenas de juegos malabares,
lunas incendiarias, versos
que vuelan de piel a piel.

Acaricié tus pechos
de harina amasada,
la tierra cálida del placer,
fértil teatro de la espuma.

Y entonces...
Me pregunté tu nombre,
pero no supe qué decir.
Pasó volando una gaviota
y se llevó tu alma
como si sólo hubieras sido
un frágil pensamiento de la luz.





El endecasílabo


Cómprese un pulpo entero
Desde Italia llegaste hace más
de cinco siglos a la costa fértil
de España que aceptó tu fantasía
y aún se siente el rumor de tu corriente
en las aguas puras de la poesía.
Fuiste amigo de Boscán. Garcilaso
te expidió el pasaporte castellano,
prisionero en la boca de juglares
el Marqués te hizo sáfico y dactílico.
Si cargas el acento en la primera,
además de en la sexta y en la décima,
enfáticos se agitan tus colores:
¡Válgame dios tu seda así tejida
que realza la importancia de las cosas!
Si te sueña la voz en la segunda
el aroma salvaje del laurel
inocula en tu piel el heroísmo:
Sepamos que en el tiempo y la esperanza
se forja la historia de la gente
y que sólo el amor incandescente
del cielo redondea la balanza.
Cuando llega el tañido a la tercera
en el aire se escuchan melodías
que pueblan de coral la primavera:
¡Oh destino, cuán pocas rosas rojas
de la vida florecen en tus prados!
Si la fuerza te empuja hasta la cuarta,
y del sáfico ritmo te engalanas
no te asustes si notas que te arrastra
la ternura febril de la palabra:
Acompasadamente te desnudo.
Arrebatadamente te poseo,
que se me llena el cuerpo de deseo
y se me quiebra el alma en un embudo.
La palabra es el alma en cada verso,
la música sagrada de la idea,
el río que recorta la montaña
y se vierte en la llanura del poema.
Tu aroma castellano es como un guante
que expresa por completo un pensamiento,
herramienta concisa es tu medida
que a veces se transforma en elegía:
Yo quiero ser la lágrima que el viento
derrama en su tristeza huracanada
y sueña entre los pinos un lamento.
Pero solo estoy en medio de la nada
fabricando barrancos de vacío,
resbalando al final de la cordada.





Solamente tú


Sentada en ese gélido rincón de no sé que tiempo,
atrapada en el hueco de un sótano tan lento
como la muerte, ves pasar la vida
goteando penas hacia dentro.

Nadie te quemó en la hoguera
como a una bruja
ni desnudó tu cara de sonrisas
ni esculpió lápidas negras
en el vértice afilado de tus venas.

Nadie parió la extraña criatura
que habita tu cerebro
y le escribe coplas al recuerdo
que escaldan el reverso del hueso.

Eres tú, solamente tú,
la asesina,
la mano y el puñal,
el descabello,
la soga que se amarra al caos
y trepa boca abajo
por un tifón de humo.

Cuando la mueca se viste de vacío
y rebota en el espejo
y resulta que el dolor
impide que renazcas otra vez,
piensa en mí
y en el eco tierno y frágil que mis dedos
podrían disparar sobre tu piel
y no mires el reloj
o al menos no lo hagas...
... con los ojos abiertos tan de par en par.





Alessandro Puletti



Per sentirti sempre vicina a me


Amor mio lontano,
nella mia momentanea solitudine,
quando penso a te,
scelgo una notte di mezza luna
ed al poeta a me più caro
chiedo di scrivere nel cielo
le parole che voglio sentirmi dire,
una stella, la più vicina, le legge per me,
io le ascolto con la melodia del silenzio,
con gli occhi apro il mio diario,
con la penna del desiderio
annoto ogni emozione
e scrivo la mia favola.
Al tuo ritorno,
in una notte di luna piena
te la racconterò.





 
 
 
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